Le Confidenze di Alessandro Zaltron


il parere di Zaltron / domenica, Settembre 21st, 2014
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Il giornalista e scrittore Alessandro Zaltron, nelle foto di Monia Merlo

Nella mia vita ho scritto all’incirca ottomila articoli, una decina di libri a mio nome e almeno il doppio per conto di altri, decine di racconti, una raccolta di poesie non tutte ispirate.

Ho scritto moltissime frasi per la pubblicità, recensioni di concerti, una serie televisiva con un giornalista sbadato e una fotografa gnocca che indagano su delitti commessi in Friuli, ho scritto centinaia di amorismi e una volta anche un testo che venne letto da Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo. Ho scritto una tesi di seicento pagine e migliaia di email.

Ho scritto lettere d’amore su una Olivetti del 1930 appartenuta a mio nonno e lettere di odio rabbioso battendo i tasti di un pc. Ho scritto comunicati stampa premiati da ministri e raccontini premiati da giornalini. Ho scritto

Alessandro Zaltron scrive per la rivista Confidenze tra amiche, edita da Mondadori
Alessandro Zaltron scrive per la rivista Confidenze tra amiche, edita da Mondadori

quando ero esaltato e quando non ne potevo più, con pennarellini neri su blocchi a spirale e archiviando file_salva_con_nome.

Ho scritto presentazioni di persone e di aziende, interviste a famosi che non lo sono più, quarte di copertina, status a bizzeffe e post quando mi ricordo che è il caso. Ho scritto pochi tweet ma complessivamente, in venticinque anni di scritture professionali, milioni e milioni di parole. Le ho lasciate andare, spesso perdendone le tracce…
Oggi, invece, sono io ad avere avuto la piccola-grande presunzione di afferrarle.
Sono quelle del giornalista e scrittore Alessandro Zaltron, che, però, è anche un uomo capace di entrare in “Confidenze tra amiche”.

Narra, infatti, le vite-romanzo delle lettrici di uno dei settimanali più longevi d’Italia.
Eppure, in questo frangente, abbiamo deciso di rovesciare i ruoli: sarò io, stavolta, a raccogliere le sue emozioni.
E lui, con la cortesia che gli è solita, ha accettato subito di stare al gioco. Di raccontarsi a sua volta senza veli… letterari, per rischiare di confessarci, perché no, persino “tutto quello che non ti ho detto”.

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Ancora una bella posa per il nostro ospite. Le foto sono di Monia Merlo

F.F. Iniziamo dalle origine della “tua” storia: quando ti accorgi di essere davvero pronto per scrivere il tuo primo romanzo?
Alessandro Zaltron: Scrivo di professione da oltre vent’anni e il primo ambito di scrittura in cui mi sono cimentato è il giornalismo. Dopo qualche anno sono arrivati i testi per la pubblicità, quindi i libri: quelli miei e quelli “commissionati” da altri. È stato il forte dolore per la fine di una storia a spingermi a scrivere d’amore. È nato così nel 2000 “Manuale per i(n)felici amanti”, che poi ho riscritto fino a esserne completamente soddisfatto. Da quel momento è sorta la passione professionale per la scrittura amorosa che si traduce in una pagina Facebook, Cronache Sentimentali, dove pubblico i miei amorismi, aforismi d’amore. Ma è nata anche una trasmissione radiofonica ed è arrivata la collaborazione con “Confidenze tra amiche”, dove racconto storie speciali di persone comuni. “Confidenze”, secondo me, è il giornale meglio strutturato in Italia: ben scritto, confezionato amorevolmente da professioniste capaci e sensibili.

F.F.Giornalista e scrittore: un connubio credibile?
A.Z. Credibile non sta a me dirlo; fattibile sicuramente sì. Il giornalismo è il mio primo amore, ho cominciato a coltivarlo da ragazzo e mi ha permesso di pagarmi gli studi universitari. Col tempo però ho sentito la necessità di raccontare storie al di fuori degli spazi ristretti di un quotidiano e della contingenza imposta da ritmi frenetici, a volte nemici di una scrittura ponderata capace di andare in profondità.

F.F.La fonte della tua ispirazione…
A.Z.Sarà banale dirlo, ma… la vita. Sono molto curioso, osservo e ascolto tutto il tempo. Non “stacco” mai. Prendo appunti su foglietti volanti e con un registratore che porto con me. Poi trascrivo tutto su file di testo. Quando si coagulano un po’ di riflessioni attorno a un tema nascono una storia, un post, a volte un libro.

F.F.Quanto c’è di vero-simile nelle tue storie?
A.Z.Di verosimile, credo tutto. Del resto io tratto di sentimenti e non sarei credibile se scrivessi cose inverosimili. L’immedesimazione dei lettori è essenziale. Sono convinto che le persone si accorgano subito, nella scrittura e in genere nella vita, se non sei “vero”, se fingi di sembrare altro da ciò che sei. La genuinità è un valore anche quando denuda delle fragilità.

F.F.Arriviamo al nodo cruciale: sei un uomo che, come accennavo in apertura, riesce a entrare in Confidenze con le donne. Perché, secondo te, il rapporto dei maschi con il sesso opposto è ancora così lacerante nel 2014, tanto da dover arrivare a ipotizzare il reato di femminicidio?
A. Z.Preciso che il termine femminicidio non mi piace. Isolare il femminicidio all’interno della categoria dell’omicidio non ha molto senso. È come dire che uccidere una donna è più grave che uccidere un altro essere umano. Io penso che l’omicidio sia il più grave dei reati, sempre e contro chiunque si commetta.
Ho una teoria sul perché la coppia stia diventando un laboratorio di violenza sempre più efferata e ingiustificabile. Ne parlo nel libro che sto ultimando, dedicato al tema del sesso in molte delle sue declinazioni. Riassumere in poche righe il mio pensiero rischia di banalizzarlo ma in sostanza posso dire questo: donne e uomini sono così diversi – sotto ogni profilo – che costringerli assieme in cattività può produrre effetti disastrosi. Ovviamente non mi riferisco a tutte le coppie, ma a quelle che si sposano pur non avendo niente in comune, che fanno figli quando sono in crisi, che si ostinano a stare insieme anche se capiscono di odiarsi e anzi provano il sadico piacere di limitarsi, offendersi, punirsi, umiliarsi a vicenda. Giorno dopo giorno, una goccia cinese dagli effetti devastanti. Ovviamente non sto dicendo che questo legittimi alcuna forma di sopruso, ma è evidente che una violenza psicologica reiterata facilmente sfocia in prevaricazione fisica e purtroppo su questo piano le donne hanno spesso la peggio. Consiglio alle donne di scappare a gambe levate appena comprendono che un uomo sta mancando loro di rispetto in forma grave: è un’avvisaglia di ciò che potrebbe accadere entro breve.
Il problema è che i rapporti umani in genere, non solo in ambito sentimentale, sono diventati a tasso zero di tolleranza e livello massimo di rabbia: c’è gente che si accoltella per un parcheggio al supermercato, figurarsi quale potenziale esplosivo si annida in una casa coniugale in cui la regola sono i dispetti continui, le prove di forza quotidiane, la mancanza di pazienza e l’incapacità di immedesimarsi nell’altro.

Federica Ferretti